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Intervisto un imprenditore veneto che nel 2009 tutte le banche davano per spacciato. Lui da solo, a me sembra, ha preso per le orecchie la sua grande azienda e l'ha salvata. Gli ho chiesto: ma come hai fatto? Perché una azienda che chiude è una quota di dolore durevole e grande che viene spalmata su un tessuto sociale. Che decisioni prende uno così? Chi gli sta vicino? Nessuno o quasi, pare a me. Non i manager che in questa crisi non fanno gran figura perché uno osa troppo con i soldi di altri, un altro governa l'azienda senza capirne l’anima, senza comprendere che anche nella crisi vi sono aspetti vitali che si chiamano investimenti, prospettive, futuro e se tagli quelle non è risparmio è tagliarsi le vene. Allora che fa il capo? Li licenzia tutti e due immediatamente ed è spendendo tanto e con maniere quasi civili, ma con chiarezza d’intenti, che li invita ad andarsene a pancia piena, ma senza tentennamenti. E allora da solo chiude tre stabilimenti e sembra un tracollo. E dorme poco di notte e dice: risparmio e risparmio e risparmio e neanche il Mattino di Padova compreremo più, che è sempre una piccola spesa ma non è necessaria. E di notte, da solo, a guardare i tabulati con numeri terrificanti e una moglie che sta zitta ed è già tanto, credimi. "Il sindacato alla fine della ristrutturazione ha capito e, a suo modo, mi ha ringraziato. Mi ha colpito questo fatto. Se tu sei drastico ma onesto; se persegui il bene dell’azienda insieme a quello dei lavoratori, beh molti ti capiscono e ti credono ed è commovente uscire dal fosso con le tue sole forze perché nessuno ti aiuta davvero o ti può aiutare. Ho ereditato l’azienda da mio padre. Un giorno, avevo 30 anni, durante una delle nostre solite conversazioni, dove esponevo i problemi che incontravo e le soluzioni che intendevo adottare, mi ha detto con il suo solito sorriso: vedo che sei capace di nuotare con le tue forze. La frase mi lasciò stupito, perché io non mi sentivo così capace e continuai ad andare da lui a cercare supporto fino a quando scomparve. Col senno di poi, ora penso che aveva, come sempre, ragione. Il ruolo delle Banche nella mia grande crisi? Tutto partì da Lehman & Brothers come sapete, una delle più importanti e longeve banche al mondo. Gli esperti ripetevano: vorrai mica fallisca Lehman? Lehman fallì per troppi debiti rispetto al capitale. Ma in generale secondo me, le Banche sono entità stupide. Possono essere raggirate. Quando abbisognavo di denaro e non me lo davano, ebbi la fortuna di fare un altro debito con una banca importante. Riuscii in qualche modo ad avere un prestito al 7% che era tantissimo. Troppo. Sangue che esce da dove non ce n’è. Dopo poco si presentano sei banche principali pronte a offrirmi denaro. Se sanno che una ti ha dato, passi da inaffidabile ad affidabile. E in poco tempo ecco una struttura di debito da 3% e non da 7. Eppoi da 1%! Tutt’altro scenario. Uscii bellamente dalla crisi e ora le acque sono tranquille, ammesso che si possa dire di un barcone che veleggia nel gran mare oceano. Cosa ho imparato da una crisi? Le decisioni. Quando occorre, hanno da essere ponderate ma rapide. Prudenti ma coraggiose quando serve. Coscienti che la fortuna è un fattore fondamentale. Se dovessi riassumere un concetto che mi ha sempre guidato e aiutato (in pratica è una fede) direi: tieniti attaccato ad una cosa fissa: la correttezza." Antonio Bicego ![]() |