Il lavoro è una cosa da evitare


Le aziende più titolate e più trendy (che vuol dire alla moda) oggi non si occupano più di lavoro, ma si occupano e si scervellano sul tema della felicità dei propri dipendenti.
Ogni due o tre settimane porgono loro complicatissimi questionari, tipo 936 domande con risposte multiple sdoppiate (non chiedetemi cosa vuol dire, lo traduco a spanne dall'inglese e ciò vi basti, abbiate pietà).
Adesso siamo a luglio: se fate lavorare i vostri dip…non chiamateli dipendenti, fascistoni che non siete altro, e come dovremmo chiamarli? Usate un epiteto più moderno e più corretto come “creature”. Se fate lavorare le vostre creature con questo caldo vuol dire che non avete il minimo rispetto per la delicata temperatura di ebollizione di un sindacalista.
Resta il fatto concreto e provato che le mie addette ai rapporti col cliente, interpellate su quante persone su 10 rifiutano ora, luglio 2024, un appuntamento di lavoro mi dicono così:
Giulia 5 su 10
Francesca 9 su 10
Martina…zitta!! Temevo dall’aria di consenso entusiasta che rispondesse 11 su 10.
Grossi manager accigliati, interpellati, dicono che è meglio parlare di lavoro dopo la metà di settembre oppure in un fresco ottobre inoltrato.
Tutto il mondo, meno gli Usa e la Cina, vede nel lavoro una specie di maledizione da soffocare sul nascere o almeno ridurre con la maggiore determinazione possibile. E hanno successo. Le ore medie lavorative per settimana sono:
Olanda 25 ore
Danimarca 32,5 ore
Norvegia 33,6 ore
Svizzera 34,6 ore
Italia e Francia 35,5 ore
Cina 72 ore
È evidente che dobbiamo adattarci alla corsa civile verso le zero ore lavorative e tutto il resto è straordinario.
Una volta chi costruiva un'azienda andava dal lattoniere per esporvi una sua scritta: Marzotto. Oppure: Lanerossi.
Non più. Ben prima del tuo nome oggi devi esporre:
“Cerco personale” perché questo è il problema. E su Internet, subito dopo Bicego, io ho esposto 45 posizioni di lavoro che offro a palati riluttanti. I colloqui di lavoro, queste squallide nevrosi capitalistiche, se proprio devi farli, falli da remoto come da remoto si tendono a fare le tendenziali zero ore di lavoro. Tuttavia noi sappiamo, perché me lo ha detto Sacha, che nel colloquio da remoto vanno perse più del 50% delle informazioni ritenute necessarie a fare una selezione.
Ma è meglio così perché nei colloqui di lavoro qualunque cosa tu chieda che abbia un senso chiedere è proibita dalla legge e un crescente numero di aspiranti creature va al colloquio e registra tutto. Quando tu, impresa, vai dal giudice egli sa già chi è il colpevole e perciò ti condanna subito per non perdere tempo.
Se non ci fossero leggi appropriate tu pensa che prima di assumere una creatura c'è chi chiederebbe:

Quanti anni ha? Oppure
Quando è nato? Oppure
Da dove proviene? Oppure
Ha problemi di salute?
Ha figli?
È sposato/a?
Pensi che una donna possa ricoprire questa posizione con efficacia?
Come gestisci il lavoro e la tua vita di madre?

Adesso divento serio. E vi dico che quello sopra riportato è esattamente un elenco per difetto delle domande che NON DOVETE FARE AD UN CANDIDATO CHE VORRESTE ASSUMERE NELLA VOSTRA AZIENDA PERCHÉ SONO ILLEGALI.


Antonio Bicego