Gli ingegneri se la tirano. E fanno bene


La carenza di personale nelle aziende venete è un'emergenza. Le sue origini e cause sono un sistema, il sistema Italia. Un sistema è un insieme di fatti correlati dove tutto si tiene. Dove tutto è collegato con tutto e i vari elementi parti del sistema sono collegati tra loro. Primo punto: il sistema scolastico fornisce alle aziende un numero eccessivo di esperti. Nella comunicazione, nelle scienze sociali, nella psicologia, nella filosofia, nella formazione, nelle scienze politiche. Tutte le esperienze nelle scienze di cui sopra non le considera nessuno. Scusate. Il 10% trova lavoro, l’altro 10% trova un lavorino. Il 50% fa fatica. L’ultimo 30% prova a fare il rappresentante con laurea. Ma se non l’avesse sarebbe meglio.

Secondo punto, alcune selezioni non si concludono perché l’imprenditore è ottimista, o presuntuoso, o non sa. Ad esempio non sa che l’ingegnere italiano non ama andare a lavorare nella piccola impresa e spesso neanche nella media. Vuole diventare dirigente, e in fretta. Non ha neanche tutti i torti. E neanche ha torto l’imprenditore piccolo ma con idee grandi che avrebbe bisogno dell’ingegnere. Mettetevi d’accordo tra di voi. Non si mettono d’accordo.
Qui entra in gioco anche il sistema scolastico italiano che non ha provveduto, con politiche adatte, a mettere sul mercato sufficienti ingegneri né sufficienti periti. Due volte su tre devo dire al piccolo imprenditore che vuole l’ingegnere: guarda che è difficile. La frase esplicita sarebbe guarda che da te non viene.
Sarebbe bello anche assumere dei periti (ora gli hanno cambiato il nome): neanche di questi ce n’è abbastanza. Nei prossimi 10 anni ne avremo bisogno di due milioni sì, due milioni. A Genova, una ricerca interessante fatta nel 2009, ci mostra una realtà diffusa anche oggi: per ogni perito tecnico ci sono 23 posti a disposizione. L’Italia sforna uno, il mercato chiede 23. Loro sognano ingegneria e in tre anni hanno la laurea breve ma dal 2014 l’87%, dopo la laurea breve, vuole anche la laurea lunga. E prosegue mentre le piccole e medie imprese (il 99% del tutto) sono costrette ad attendere l’anno del mai.

Gli studenti italiani studiano cose bellissime (io stesso ho la laurea in psicologia) che poi non danno grandi sbocchi. Chi sceglie le strade giuste (ingegneri, periti, matematici, chimici, medici, addetti al computer di tutti i tipi che vi vengono in mente…) questi trovano lavoro ma in percentuale significativa cominciano a preferire l’estero. Germania, Francia, Svezia, Gran Bretagna, perché lì vengono pagati meglio e le prospettive di carriera sono superiori e legate al merito. Smetto qui perché non ho più tempo. Devo cercare con il lanternino periti, programmatori, ingegneri…


Antonio Bicego
dottore in Psicologia